Psicologia: L’orienteering nelle gare avventura

Psicologia: L'orienteering nelle gare avventura

L’orienteering nelle gare avventura è spesso sottovalutato dai neofiti, che vanno quindi incontro a problematiche psicologiche importanti che ne pregiudicano la prestazione, o semplicemente il piacere di fare questo tipo di gare.

Ce ne parla in questo articolo la nostra Psicologa Chiara Sergenti

Una gara di Adventure race per la caratteristica di avere diverse sezioni multisport alletta (per fortuna!) tanti neofiti, ma spesso viene sottovalutato il fattore orientamento che in una gara di AR é invece fondamentale.

La navigazione nelle adventure race

La capacità di orientarsi e più propriamente di navigare in orientamento, per i neofiti può essere un aspetto sottovalutato ma molto frustrante e che porta ad un calo della motivazione mentre ci si trova nel bel mezzo di una gara avventura.

Nell’euforia di provare a partecipare molti atleti, ottimi atleti di running, biking e molto abili in altre discipline sportive proposte come tratte multisport nelle gare avventura, sottovalutano l’importanza, essenziale, della necessità di saper navigare in orientamento, leggere una mappa, interpretare vegetazione e dislivelli e pianificare il tragitto migliore tenendo conto della capacità di lettura per raggiungere i punti di controllo.

Il fatto che una adventure race sia una gara multisport in orientamento crea a qualcuno la falsa aspettativa che nonostante le scarse capacità orientistiche, le capacità ciclistiche o di trail runner piuttosto che di arrampicatore o di saper pagaiare possano ben compensare e anzi fare avvantaggiare il proprio team, ma troppo spesso si incorre poi in forti cali di motivazione ed una grande frustrazione perché si fatica a leggere una carta, interpretarla, stimarne le distanze, progettare una buona tratta per raggiungere un punto di controllo.

La concentrazione nella lettura della mappa

Man mano che aumenta la fatica in modo del tutto naturale avviene un calo di concentrazione e difficoltà di ragionare in modo brillante, cosa che soltanto la tanta esperienza in campo orientistico può ben compensare perché sono caratteristica e competenze allenate in anni di attività.

Un’autovalutazione ed una consapevolezza di questo naturale calo di competenze ed aumento della difficoltà o anche il confronto con altri team, che sulla carta possono apparire meno prestanti da un punto di vista fisico muscolare ma con più esperienza in orientamento, portano inevitabilmente a forte frustrazione che porta ad uno stato di iperattivazione ed all’inevitabile calo di motivazione proprio perchè da un punto di vista fisiologico la componente cognitiva comincia a diventare qualitativamente scarsa.

Ai concorrenti neofiti quindi, durante la competizione, accade che provano un aumento della frustrazione, un calo della concentrazione e un aumento della fatica, difficoltà a trovare le soluzioni migliori “orientistiche” per raggiungere i punti di controllo;
Peggiora il dialogo interno diventando molto negativo e alle volte aumenta la carica aggressiva di rabbia per la difficoltà a capirci qualcosa in orientamento. Si va incontro ad iperattivazione così tutta la nostra self confidence e capacità di autocontrollo e ragionamento sono out of order fin quando non ristabiliamo un minimo di equilibrio fisico, mentale ed emotivo.

Fare esperienza di orienteering

É tutto normale, non c’é nulla di strano ma non era nei piani e questo destabilizza molto poichè le aspettative erano di fare una bella prestazione perché fisicamente siamo preparati e competitivi in uno o più sport (Ciclismo, Running o Trail running, Kayak), ma il suggerimento é quello prima di tutto di fare esperienza anche con un corso dedicato al solo orientamento, fare pratica di orienteering, comporre la squadra con una varietà di membri per cui almeno uno conosce bene lo sport orienteering o con qualcuno che ha buone doti e capacità di orientamento.

Un altro suggerimento é quello di mantenere la capacità di attenzione e concentrazione alta, un buon focus di attenzione sulla mappa e sul terreno, bilanciare bene le capacità atletiche delle varie discipline di corsa, di ciclismo con quelle di orientamento che andranno di pari passo, perché se da un lato saremo fortissimi a pedalare, correre e non farà paura affrontare dislivelli, dall’altra é importante andare nella giusta direzione per evitare di fare strada e dislivello in più e quindi disperdere risorse ed energie o ancora peggio girare a vuoto cercando un punto di controllo quando molto spesso fa scoraggiare se non disperare.

Pensiamo a semplificare, a porre tutta l’attenzione possibile nel leggere ed interpretare la cartina, a cercare i punti di riferimento sulla mappa e poi sulla realtà e mantenere il contatto con la mappa a tenerla sempre orientata prendendo tre punti di riferimento e confrontando quello che abbiamo attorno a noi, nell’ambiente reale, con quanto disegnato, in modo da comprendere bene che realtà e simbologia combaciano.

Una volta che avremo preso confidenza e contatto con la mappa, aumenterà notevolmente il nostro senso di autoefficacia, il nostro sentirci in grado di farcela. Il senso di autoefficacia ci permette di sentirci confidenti e sicuri di ciò che facciamo, di cominciare a capirci qualcosa e ad orientarci.

Solo allora la motivazione avrà un’impennata e si manterrà buona fino al “finish”!

Il confronto del percorso con gli altri concorrenti più esperti alla fine della gara é una risorsa incredibile, spesso si comprendono gli errori e si comprendono le trappole mentali in cui ci si era incastrati nell’ostinazione di avere la certezza di dove si era.

Ricordate, l’approssimazione porta a frustrazione, la precisione ad una buona motivazione, fino alla fine, meglio andare piano ma capendo dove ci si trova e dove si sta andando che tenere ritmi elevati ma vagando in cerca di ri-orientarsi!

chiara sergentiChiara Sergenti
Psicologa sportiva delle squadre nazionali di Orienteering dal 2008 al 2014.
Vicepresidente regionale Emilia Romagna del comitato italiano paralimpico.
Referente regionale ER per l’AIPS associazione italiana psicologi dello sport e dell’esercizio