D360 – Dolomiti Experience Trail
Non lo ricorderemo certo per questo il 2020, ma ci ricorderemo che nel 2020 sono mancate, tra le altre cose, le gare di trail.
E mentre i runner, privati dello stimolo agonistico, scalpitano per l’assenza delle manifestazioni sportive, gli organizzatori cercano una nuova modalità per promuovere e far conoscere i propri percorsi. La situazione si trasforma, a mio avviso, in una bella opportunità. Si apre una nuova prospettiva per quelli che fino all’anno scorso erano i tracciati di gara e che, prima ancora, sono sentieri da vivere oltre i vincoli competitivi.
Il gioco è semplice: data una traccia, ognuno può percorrerla autonomamente, solo o in compagnia, al proprio ritmo, partendo quando vuole. Per chi ha bisogno di uno stimolo in più, consegnando la registrazione della propria performance, si può anche accedere a una classifica di finisher.
C’è un tracciato che questa “scoperta” l’ha fatta già da tempo. Anzi, c’è un’idea che nasce proprio con questo spirito: far conoscere un percorso in una delle zone montuose più affascinanti d’Italia, slegandosi da tutti i vincoli organizzativi che stanno dietro a una gara. Non è nemmeno richiesto un pagamento per partecipare.
Sto parlando della D360 Dolomiti Experience.
Claudio e Francesco, le menti del progetto, hanno disegnato un anello di 360 km e 24000 metri di dislivello positivo che attraversa il magico e aguzzo territorio delle Dolomiti.
Un anno fa, curiosando su internet, mentre fantasticavo di un giro su montagne a me sconosciute, mi sono imbattuta nel loro sito: dolomitiexperiencetrail.com.
L’idea e il modo conciso di divulgarla mi hanno subito attirato. Le regole per prendere parte all’avventura erano facili; portare a termine il percorso, invece, si preannunciava, già da una prima lettura della carta, niente affatto banale.
360 km su e giù per le valli venete e trentine, in mezzo a guglie e pinnacoli, pale e torri, passando più di una trentina di rifugi, mete intermedie ed essenziali “basi-vita”.
Consentito muoversi dall’alba al tramonto, ma la notte bisogna fermarsi.
Per chi completa l’anello, c’è l’albo dei finisher: 7 giorni di percorrenza per entrare in quello d’oro, 8 per quello d’argento, 9 o più per quello di bronzo. Si può dunque procedere con il proprio ritmo e la propria voglia, ma, se si mira a un risultato orario, allora bisogna correre!
Questo apre la possibilità di approcciare un lungo percorso utilizzando una modalità più simile al trail che al tradizionale trekking. Più lo zaino è leggero, più si viaggia velocemente. Non essendoci assistenza, per vitto e alloggio si può fare affidamento sui tanti rifugi e su qualche paese in cui, di quando in quando, si scende.
Un percorso in autonomia dunque, da affrontare con la propria testa e i propri tempi, i propri limiti e le proprie risorse.
Mi è subito sembrata una modalità perfetta per andare a esplorare montagne che non conoscevo! E così, il 1° agosto, il mio compagno e io, abbiamo attaccato allo zaino una bandierina rossa e bianca con il logo D360 e siamo partiti alla volta del nostro Dolomiti Experience Trail.
Claudio e Francesco sono sempre all’altro capo del telefono, stanno “al fianco” di chi parte e sono pronti a spronare, dare consigli, indicare sentieri alternativi in caso di ostacoli o impraticabilità del percorso ufficiale in certi tratti. Questo perché la montagna non è lì immobile ad attendere i viaggiatori, perché il percorso della D360 non è monitorato e ripulito costantemente per chi deve partire, ma è natura, terra e rocce che vivono la loro storia e non è infrequente che qualche temporale, smottamento o frana interessino queste regioni.
La recente tempesta Vaia, ad esempio, ha sconvolto parte del territorio che la D360 attraversa. Nell’ottobre del 2018 un vento con punte di 200 km/h ha accompagnato una tempesta di una violenza tale da radere al suolo milioni di alberi, straziando e dilaniando una vasta area dal Lago di Carezza a Cadore fino all’Agordino.
La Val di Fassa e la Val di Fiemme hanno tutt’ora un aspetto lacerato e sofferente, le pendici restano teatro di tronchi abbattuti e di un vuoto che riecheggia nella vallata e nel cuore di chi l’osserva.
È questo lo spietato scenario in cui c’imbattiamo il primo giorno di cammino, avendo scelto di partire dal Passo Costalunga e girare, come tutti hanno fatto finora, in senso antiorario.
La pagina facebook D360 – Dolomiti Experience Trail racconta la nostra partenza e leggiamo tanti messaggi d’incitamento da chi segue da casa, che ci accompagneranno, insieme alla preziosa e insostituibile presenza di Claudio e Francesco, per tutto il tragitto.
Un amico, dopo avermi augurato “Buon viaggio”, ci ripensa: “Ma scusa,” mi scrive “non hai mai visto le Dolomiti. E Marco, invece di portarti in macchina, come tutti i milanesi, sotto le Tre Cime di Lavaredo o al Lago di Misurina, ti fa fare 360 km a piedi?!”
Scherza, ovviamente, e sono sicura che anche lui consideri questa la modalità migliore per l’esplorazione. Quest’esperienza ha il sapore piccante dell’avventura e il gusto frizzante della sfida e probabilmente sta già frullando anche nella sua testa l’idea di partire.
Muovendo i primi passi sulla D360, mi preparavo a misurarmi con una nuova prova impegnativa con l’obiettivo di chiudere il cerchio e respirare a pieni polmoni quell’aria che, in cima a ogni colle, quando l’occhio si perde all’orizzonte, inebria il cervello, pronta a lasciarmi conquistare da quegli scenari maestosi.
Quello che ho scoperto
Quello che ho scoperto poi, continuando a camminare negli otto giorni a seguire, è stata la roccia selvaggia del Latemar e l’ininterrotta catena delle Pale di San Martino, la maestosità del Monte Civetta e del Pelmo, l’imponente Monte Antelao e le Marmarole che fanno capolino tutt’intorno a lui, il selvaggio gruppo del Popera e il fascino dolce e sognante delle Tre Cime di Lavaredo, il magico Piz Boè per terminare con il Sassolungo e il Catinaccio, il tutto ballando in cerchio intorno alla Regina delle Dolomiti, la Marmolada, sagoma innevata che, ogni tanto, si lasciava sbirciare tra le nubi in lontananza.
Ci sono stati temporali e raffiche di vento, acciacchi e dolorini, ma ci sono stati anche incontri con altri viaggiatori e chiacchiere davanti a una birra a fine giornata, gestori che ci hanno accolto con affetto, albe da bastare per tutta la giornata – ma era sempre solo l’inizio – e un numero incalcolabile di fette di strudel.
La D360 è un’esperienza per tutti i camminatori incalliti, i sognatori che nei rifugi in quota fanno sogni ancora più grandi e gli esploratori a cui, in fondo, basta una bella linea su una mappa per riempire lo zaino e partire, perché quello che la montagna affrontata e vissuta con le proprie forze è in grado di regalare è sempre sorprendente e, a dispetto di tutte le avversità, esalta e gratifica. E le Dolomiti hanno la forza e la potenza di amplificare tutto questo.
by Guendalina Sibona